La prima Scinnuta da “capo”: trovai la panca occupata

di Nino Barone

Malgrado la contesa con l’Unione Maestranze per il riconoscimento della mia carica da Capo-Console fosse ancora in atto, mi accingevo a vivere con molta pacatezza la Scinnuta che apriva ufficialmente i riti quaresimali. Era il febbraio del 2018 e la mia prima Scinnuta da “capo” stava finalmente materializzandosi davanti ai miei occhi. Avvertivo così intensamente la stima dei miei Consoli innanzitutto, della metallurgia trapanese e dei tanti esponenti dei gruppi, i quali riconoscevano in me l’idoneità a ricoprire la carica messa ampiamente in discussione. L’emozione non era la solita emozione, quella che ti trasporta e ti dà i brividi lungo la schiena. Quel pomeriggio sentivo di non essere a proprio agio anche se il contesto in cui mi trovavo risultava molto familiare. Non essere “riconosciuto” maestranza turbava notevolmente la mia serenità. Ciononostante mantenni fede a quello che era il copione e mi recai insieme agli altri Capi-Console presso la chiesa di San Domenico, da lì partimmo in processione per raggiungere in preghiera la sede dei Misteri: il Purgatorio. Nel frattempo una banda musicale intonava, nella gremita piazza antistante la chiesa, le tradizionali marce funebri in attesa del corteo. L’atmosfera sembrava magica, surreale e lì sentii quel brivido raggiungermi, quel pizzico d’emozione capace di adombrare le mie fragilità e le mie incertezze. Arrivammo in piazza. Un momento prima di entrare nel tempio dei Misteri, affollato di fedeli, la banda smise di suonare. Sapevo che un posto di rilievo nella prima panca della chiesa mi attendeva e con me attendeva anche gli altri Capi-Console. Ci incamminammo lungo la navata centrale fino a raggiungere la postazione. Giunti davanti alla panca i miei colleghi “capi” presero posto, io rimasi in piedi. Il mio venne ingiustamente occupato dai miei ultimi predecessori e malgrado attesi qualche minuto in sosta davanti a loro, non si degnarono minimamente di lasciare la panca. Mi allontanai tra gli sguardi increduli dei miei portatori e dei miei consoli e mi posizionai nella navata laterale da dove assistetti alla celebrazione. Evidentemente i due “ex capi” erano ancora fortemente legati alla poltrona. Quel gesto fu per me come ricevere un pugno allo stomaco, ma fortificò la mia personalità e mi consentì anche di conoscere meglio personaggi con i quali avevo condiviso momenti della mia vita. Ci tenevo a quella panca ma non ebbi mai la presunzione di occuparla a tutti i costi. Successivamente si parlò di un gesto pilotato dall’alto allo scopo di sminuire e annientare la mia figura di neo Capo-Console dei Metallurgici. Qualunque sia stata la strategia utilizzata nei miei riguardi la ritenni, sin da subito, infantile e fallimentare. La messa finì e come al solito ci posizionammo davanti al nostro gruppo scultoreo, lo guardai intensamente con gli occhi della passione. Proprio in quel momento programmavo, insieme ai miei consoli, il restauro di esso. Alla politica dei complotti e dei sabotaggi risposi immediatamente con la politica del “fare”.