Misteri: Quella mia giacca stretta!

di Nino Barone

Ero lì trepidante, davanti quella vara luminosa, immerso nel mormorio assordante della chiesa dove consoli e portatori, palesemente emozionati, attendevano il primo suono della ciaccola. Mi trovavo finalmente nel momento da me tanto atteso. La mia prima processione da capo-console stava materializzandosi davanti ai miei occhi e, malgrado la grande responsabilità avvertita, gioivo di ogni attimo trascorso. Incrociavo gli sguardi di altri individui avendo l’impressione che fossero tutti uguali. In quei frangenti la mente navigava nel mare della passione, ero fuori dalla realtà circostante. Come dei fotogrammi mi passavano rapidamente dalla testa tante di quelle cose da non pensare nemmeno a quanto fosse doveroso abbottonare la giacca per l’imminente uscita. Me lo fece notare Tiziana Ferrara, una collaboratrice dall’occhio arguto come solo le donne sanno essere. Apprezzai molto il suo invito ma rimasi perplesso. Sapevo che quella giacca non era abbastanza comoda da contenere i miei addominali. L’abbottonai. Non ebbi neppure il tempo di completare l’operazione che la banda fuori cominciò anticipatamente la marcia. Ci avviammo sorpresi mentre buona parte della nostra processione si trovava ancora all’interno della chiesa. Fu lì che ordinai ai portatori di cominciare l’annacata dalla nicchia. Ci spostammo sull’uscio del portone e davanti a noi, a parte le tv locali, mezzo consiglio dell’Unione Maestranze vistosamente infastidito dalla performance. Ci collocammo al centro della piazza in attesa di vedere il gruppo scultoreo fuori dalla chiesa. Ebbi come la sensazione che la giacca stesse sbottonandosi da sola. Ci spostammo di qualche metro. Lì fui raggiunto dal presidente Dolce che mi sussurrò all’orecchio utili raccomandazioni. Dopo il sottile bisbiglio il mio vice capo console Catalano scivolò rovinosamente sull’asfalto lesionandosi il polso. Era solo l’inizio, tutto questo a pochi minuti dall’uscita. Non ebbi più esitazione e sbottonai la giacca. Da quel momento la situazione si stabilizzò e, pur avendo la mente affollata da mille preoccupazioni, continuammo il percorso processionale che, infine, risultò tranquillo e lineare e nessun altra anomalia veniva registrata tranne in una sola circostanza, la mattina del Sabato: scarpe di un marrone sgargiante, tipo Hogan, appositamente indossate dal mio vice capo console Catalano, protagonista della caduta, come per dire “non mi fottete più!” Oggi si guarda già al futuro ma lo scenario che man mano sta venendo fuori è sempre uguale. Una novità per l’anno prossimo? Scarpe antiscivolo e una giacca nuova! (2018)