Nina Siciliana, la prima donna che poetò in volgare era messinese o palermitana?

di Santi Gnoffo (Donne di Sicilia)

Fu una poetessa Italiana del XIII secolo. È considerata la prima donna a poetare in volgare. La figura di Nina Siciliana (o Nina da Messina o, ancora, “Monna Nina”), resta avvolta nel mistero. Di questa poetessa della fine del XIII secolo, non ci è dato conoscere il nome, il cognome e tantomeno il luogo di nascita. Secondo l’Allacci ed il Ragusa era di Messina, secondo il Mongitore, di Palermo; ma sono solo supposizioni derivanti dall’attestazione sul territorio del nome “Nina”, nel periodo in cui visse. Grazie alla passione per la poesia di Costanza D’Altavilla, madre di Federico II di Svevia, Nina conobbe la scuola poetica siciliana, rappresentata a Messina da Guido ed Odo delle Colonne. Quest’ultimo la iniziò a poetare e la stimolò a comporre versi. Il poeta toscano Dante da Maiano, grazie ai suoi versi se ne invaghì senza neppure conoscerla e le scrisse un sonetto. Lei rispose con altro sonetto, intrattenendo così uno scambio epistolare poetico ed una relazione amorosa platonica. Questo rapporto portò a ricordarla anche come “La Nina del Dante”. Citata dall’Accademia della Crusca, è invece ritenuta inesistente, per mancanza di fonti primarie certe. Intorno alla metà del XIX secolo, l’erudito Agostino Gallo, sostenne che potrebbe essere stata Nina a comporre anche il sonetto anonimo “Onde si muove, e donde nasce amore?”, diretto a Guido Cavalcanti, e “Ahi lassa innamorata”, riconosciuto a Odo delle Colonne. Francesco Trucchi le attribuì il sonetto “Tapina me”, presente nel codice Vaticano latino 3793, di fine XIII, inizio XIV secolo. Secondo la studiosa Merceder Arriaga, nei sonetti di Nina si trovano alcuni elementi di novità: l’io lirico femminile, linguaggio e metafore che rompono con la tradizione lirica italiana precedente, collegandosi piuttosto alla lirica provenzale. Nel 1527, a Firenze fu pubblicata la raccolta di sonetti di Dante da Maiano: “Sonetti e canzoni di diversi antichi autori toscani”. All’interno c’erano due componimenti di Nina Siciliana. Nonostante questo importante particolare, alcuni critici letterari dei secoli passati contestarono il primato di Nina con Gaia, figlia di Gherardo da Camino, altri con la fiorentina denominata “Compita Donzella”, altri ancora negarono addirittura l’esistenza della poetessa. Questa tesi fu espressa non tanto per la mancanza di documenti o dati storici che ne provassero l’esistenza ma perché non tolleravano che in un periodo di analfabetismo quasi totale proprio una donna potesse primeggiare con i pochi uomini che sapevano scrivere. Non tennero neanche in considerazione che anni prima della Scuola poetica siciliana, in Provenza (Francia) già poetavano i trobador(trovatori uomini), creatori di versi e di armonie romantiche, sognatori di amori celestiali travolti dall’impeto della passione platonica. La Provenza era talmente evoluta culturalmente che anche alcune donne avevano assunto un ruolo sociale pari a quello dell’uomo. Alcune di esse, denominate trobairitz (trovatrice o trovatora donna), grazie alla loro bravura scrissero poemi d’amore ed erano stimate. Tra di esse si distinsero Buona Dama, Felipa, Alamanda de Castelnau. Alcuni studiosi, analizzando i testi di quest’ultima e quelli di Nina Siciliana, hanno notato un’affinità della tematica trattata e lo stile dei sonetti.