Sempre uguale quel Neli c”a mpudda!

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di Nino Barone

E’ sempre emozionante rivedere e rivedersi in foto che hanno fatto già epoca. Ci danno il senso del tempo che trascorre inesorabile. Il tempo che non attende e così spavaldo avanza mentre i cultori e i pseudo tali si rendono protagonisti di assurde contese, di accesi dibattiti che non portano mai i benefici sperati ma dove, spesso, si scrivono pagine di storia. Storia di uomini e donne, di giovani e anziani, storia di bambini che tracciano, accompagnati dalle rassicuranti mani degli adulti, i primi solchi di un percorso devozionale che li proietterà senz’altro verso un futuro incerto ma pieno di speranze. In quelle foto ci sono i volti dei trapanesi, alcuni logorati dal tempo, altri vigorosi, ci siamo noi stessi che annualmente ci immergiamo tra gli odori di una processione secolare, ci rannicchiamo nel suo ventre perché è lì che nutriamo la nostra essenza e ci adagiamo in quel suo essere Madre.

Pure se sbiaditi quei volti, spesso, si ha l’impressione di riconoscersi in loro, di ritrovarsi in un tempo diverso, un tempo già vissuto dove uguale rintona il suono delle ciaccole. Sensazioni vive come le grinfie di una tradizione che muta e continua a plasmarsi al tempo. Sempre uguale quel Neli c”a mpudda che percuote il Cristo caduto nel Cedron, sempre uguale quel Settecarrini che con impeto prepara il Cristo sul Golgota, sempre uguale l’aguzzino che colpisce il Cristo legato alla colonna. Anche nei volti di quelle statue sembra quasi di riconoscersi, da quelli cattivi e burberi, guarda caso più scuri, a quelli più miti e dolci, appositamente più chiari. Vi è la vita in ciò che noi ammiriamo e al centro di essa vi è l’uomo con le sue tante anime, con quelle sue sfumature in chiaro-scuro, con quel suo vivere imperfetto. Uguale e intatto ritengo sia l’amore manifestato verso questa tradizione in cui la passione del Cristo rispecchia la passione che ciascuno di noi vive nell’arduo e impervio percorso quotidiano.